Satoshi Kamata, Toyota. La fabbrica della disperazione. Diario di un operaio stagionale, a cura di Marco Vanzulli, Edizioni Punto Rosso, 2021
La prima pubblicazione del Centro Studi: Satoshi Kamata, Toyota. La fabbrica della disperazione. Diario di un operaio stagionale, a cura di Marco Vanzulli, Edizioni Punto Rosso, 2021.
Quando Satoshi Kamata scrisse questo diario-inchiesta, la Toyota era già il terzo produttore mondiale automobilistico dopo General Motors e Ford e le sue automobili si stavano rapidamente diffondendo anche nel mercato europeo. Pubblicato in Giappone nel 1973 (senza il nome “Toyota” nel titolo, che la direzione dell’impresa era riuscita a fare togliere), il libro venne tradotto dopo tre anni in Francia e da allora conoscerà una grande fortuna editoriale in varie lingue, diventando un classico dell’inchiesta operaia del Novecento. È un testo di denuncia della condizione operaia alla Toyota, dell’alienazione fisico-psichica sofferta dai lavoratori sotto l’imposizione dei ritmi e metodi produttivi della fabbrica e delle strategie occupazionali e gestionali dell’impresa giapponese che vale come riferimento della base su cui saranno successivamente impiantate tutte le tecniche di miglioramento dell’efficienza produttiva per cui il Toyota Production System è famoso.
La prima parte del volume, la più cospicua, è la testimonianza diretta di Kamata, operaio stagionale: con uno stile sobrio, che non si lascia distogliere dal proprio proposito d’inchiesta e di denuncia, l’autore racconta giorno per giorno la propria vita e quella dei compagni alla catena di montaggio nell’officina di assemblaggio delle scatole del cambio della fabbrica principale della Toyota; nella seconda parte, Kamata, dopo un mese, ritorna alla Toyota per un’inchiesta esterna, più breve, complementare alla prima.
Satoshi Kamata (1938), giornalista indipendente e sociologo giapponese, operaio grafico in giovane età, si è occupato delle condizioni della classe operaia, scrivendo al riguardo inchieste e libri. A partire dall’incidente nucleare di Fukushima del 2011, milita anche nel movimento antinucleare.